La Basilica – Secolo XVI-XVIII

Nel 1548 il governatore Ferrante Gonzaga, fece costruire una nuova cerchia difensiva (detta dei Bastioni) all’esterno della cerchia dei Navigli: la basilica di San Lorenzo si trovò quindi in una zona ormai densamente popolata.

IL CROLLO DELLA CUPOLA

Il mattino del 5 giugno 1573 la cupola improvvisamente crollò, fortunatamente senza provocare vittime, a causa dell’erosione delle colonnette del matroneo del lato ovest dell’esedra sud, con conseguente cedimento dell’esedra meridionale e occidentale, della volta dell’atrio di Sant’Aquilino e del lato sud della facciata.

  • LA RICOSTRUZIONE DELLA CUPOLA

    I lavori di ricostruzione, affidati all’arch. Martino Bassi, iniziarono l’anno dopo e furono completati nel 1619 dopo la sua morte. La lentezza fu dovuta, oltre che alla mancanza di fondi, alle continue polemiche che accompagnarono sia i progetti che la ricostruzione a cui contribuirono gli architetti Rinaldi, Meda e Trezzi.

    L’acceso dibattito di quegli anni intorno a San Lorenzo confermò l’interesse che l’edificio sacro continuava a suscitare. L’importanza attribuita alla Basilica e alla sua ricostruzione si inseriva in una rinnovata interpretazione di Milano come “altera Roma”, centro da cui doveva ripartire l’azione di rinnovamento della Chiesa dopo il Concilio di Trento.

    Il Bassi puntò su l’irrobustimento delle strutture della chiesa: rinforzò le quattro copie di pilastri che reggono la cupola, ricostruì i pilastri ottagonali del lato nord su esempio di quelli medioevali del lato sud e sostituì quelli dell’asse est-ovest con colonne circolari, per suggerire uno sviluppo longitudinale della Basilica, secondo i dettami del Concilio di Trento.

    Vennero rifatte le volte del matroneo e le semicalotte degli arconi, i pilastri angolari rinforzati furono collegati mediante mensoloni che riducevano la pianta centrale dell’edificio ad un ottagono irregolare che poi diveniva alla sommità regolare, permettendo il raccordo tra la pianta stessa quadrata e l’innesto della cupola, di forma ottagonale. Sistemi di catene metalliche e rinforzi dei pilastri con lesene consolidarono ulteriormente la statica della cupola.

  • GLI INTERVENTI DI SAN CARLO ALLA STRUTTURA

    Per volere di San Carlo furono realizzate le cappelle di San Giovanni Battista e della Sacra Famiglia ai lati di quella di Sant’Aquilino. Nel 1623, per intervento di Federico Borromeo, si iniziò la costruzione delle canoniche ai lati del cortile su progetto di Aurelio Trezzi e proseguita nel 1626 da Francesco Maria Richino. Nello stesso anno, sempre per volere del Borromeo, l’immagine miracolosa della Madonna del Latte venne trasferita sull’altare maggiore, dove è tuttora.

    Nel 1713, Francesco Croce costruì la cappella del Riscatto, che è l’attuale Sacrestia, tra Sant’Aquilino e la cappella della Sacra Famiglia.


  • LE CROCI
  • PIAZZA VETRA
  • PIAZZA VETRA DAL 1800

Tab 1

Durante la peste del 1576 San Carlo Borromeo, per non togliere ai cittadini in quarantena il conforto delle funzioni religiose, fece erigere ai crocicchi delle vie 19 colonnine sormontate da una croce, ai piedi delle quali venne collocato un altare. Vi si celebravano le Messe, in modo da consentire a coloro che non potevano uscire di casa di assistere dalle finestre alle funzioni religiose.

Ognuna delle croci era affidata ad una compagnia di persone pie del vicinato, detta Compagnia della Croce, incaricata di tenere viva la devozione con orazioni pubbliche per lo più serali.

Al Carrobbio c’era la croce di San Materno, sostituita nel 1658 con un’altra dedicata anche a San Carlo e, nei pressi della Pusterla dei Fabbri, quella di San Dazio; in via della Chiusa ve ne era una dedicata ai santi Nazaro e Celso e al ponte delle Pioppette un’altra a San Magno: tutte queste croci erano intitolate a santi vescovi milanesi dei primi secoli.

Anche all’estremità delle colonne di San Lorenzo furono erette due croci: verso il Carrobbio quella di Sant’Eustorgio e verso le mura quella di San Venerio voluta da Federico Borromeo.

Nel 1643 fu eretta in piazza Vetra la Croce di San Lazzaro, che era un punto di riferimento per i condannati portati al patibolo e fu sostituita nel 1728 con la statua del vescovo milanese San Lazzaro spostata più vicino alla Basilica.

Tab 2

Piazza Vetra (dal corso d’acqua che l’attraversava, in latino vectare – trasportare,) fu il luogo delle esecuzionicapitali dalla metà dell’anno mille fino al 1840: la tradizione vuole che la prima esecuzione, anche se solo simbolica, avvenne nel 1040 quando il vescovo Ariberto d’Intimiano avrebbe fatto bruciare il fantoccio dell’imperatore Corrado II.

Per tutti questi secoli nella piazza ci fu il patibolo, dove venivano eseguite pubblicamente le sentenze con uno spettacolo che attirava sempre una gran folla.
L’aspetto del patibolo nel Seicento ci è restituito dalla stampa dell’esecuzione degli ‘untori’, accusati di spargere la peste nel 1630.

incisione_esecuzioni piazza vetra

Per cercare una spiegazione al diffondersi inarrestabile dell’epidemia, la diceria popolare addossò la colpa a fantomatici “untori”. Le autorità civili appoggiarono questa convinzione e processarono e condannarono per questa accusa il commissario di sanità Guglielmo Piazza ed il barbiere Giangiacomo Mora che furono torturati, squartati prima di essere bruciati in piazza della Vetra davanti ad una folla inferocita.

La casa del Mora venne rasa al suolo e sul luogo ( all’angolo dell’attuale corso di Porta Ticinese e via G.G.Mora) venne eretta una colonna, detta infame, con una lapide a ricordo della giustizia compiuta.

La colonna fu fatta togliere nel 1778 da Pietro Verri, l’anno dopo la pubblicazione delle “Osservazioni sulla tortura”, come il simbolo non più della giustizia ma della cieca e barbara superstizione dell’epoca. Nello stesso spirito Alessandro Manzoni scriverà “Storia della colonna infame” nel 1823.

Tab 3

La Vetra continuò a scorrere a cielo aperto fino al 1828, condizionando col suo corso, l’andamento delle case.

Piazza Vetra nel 1820

Piazza Vetra nel 1820

Vennero costruiti nuovi palazzi, tra cui l’istituto tecnico Carlo Cattaneo e, nel dopoguerra, lo stabile del’Esattoria Civica che chiudono oggi la piazza con una cortina semicircolare, la cui curvatura è “la memoria” del vecchio canale che per tanti secoli l’aveva caratterizzata.

La piazza era meno ampia dell’attuale perché ristretta dalle abitazioni addossate alla Basilica e dalla striscia delle case dei Vetraschi, che era il nome dei conciatori di pelle che qui concentravano la loro attività.

Negli anni Trenta, contemporaneamente alla risistemazione della zona di fronte alla Basilica, vennero demolite le vecchie case addossate ad essa e tutte le abitazioni dei Vetraschi.

APPROFONDIMENTI

  • MILANO NEL XVI SECOLO

    Dopo un periodo travagliato e difficile, iniziato nel 1499 con la sconfitta di Ludovico il Moro, quando il ducato Milanese divenne oggetto di contesa tra la Spagna e la Francia, dal 1535 Milano divenne capoluogo di una delle provincie dell’Impero Spagnolo, con un governatore nominato a Madrid.

    Nonostante le tasse, la cattiva amministrazione, la legislazione arretrata, la stabilità politica permise un benessere diffuso, frutto di un artigianato altamente qualificato con prodotti come armi, lana, seta ricercati in tutta Europa.

    Ma nei primi anni del Seicento intervenne una grave crisi economica che, come nel resto della penisola italiana, si protrasse a lungo: a questa si aggiunse la carestia, la calata delle truppe tedesche (i famosi lanzichenecchi) la peste del 1630 che dimezzò la popolazione che passò dai 130.000 ai 60.000 abitanti.

    Nel 1706 Milano è occupata dalle truppe austriache e nel 1714 lo Stato Milanese passò definitivamente, con la pace di Rastadt, sotto il dominio dell’Austria. Iniziò allora un periodo di riforme che diedero nuovo impulso all’industria, al commercio e all’agricoltura.

  • L'ETA' BORROMAICA

    L’età borromaica, così viene chiamato il periodo della storia Milanese che va dal 1560 al 1631, fu caratterizzata dall’impronta data dai due cugini Carlo Borromeo e Federico Borromeo, nella riforma operativa ed organizzativa della Diocesi.

    Per compiere ciò, San Carlo ebbe scontri durissimi con il governatore spagnolo (famosa l’opposizione, nel 1563, all’introduzione dell’inquisizione spagnola nel Ducato) e con una parte del clero, contrario alle riforme.

    Federico continuò la sua opera in modo più conciliante anche se non meno determinante.

    I Borromeo, in un periodo in cui le istituzioni locali erano praticamente inesistenti, furono un baluardo per l’identità civica di Milano e, nei giorni della peste, divennero il punto di riferimento per la città che era stata abbandonata dal governatore spagnolo.

  • CARLO BORROMEO
    Carlo Borromeo

    Carlo Borromeo

    Nel 1564 venne eletto arcivescovo Carlo Borromeo che, nello spirito del Concilio di Trento (1544- 1563), si dedicò al rinnovamento morale della Chiesa Milanese.

    Egli svolse un’intensa vita pastorale visitando ogni parte della Diocesi, fondò seminari per la formazione del clero e chiamò a Milano i nuovi ordini religiosi, nati nello spirito della Controriforma.

    Quando, nel 1576, Milano fu sconvolta dalla peste, impegnò anche gli arredi dell’Arcivescovado per provvedere di cibo, vestiti e medicine i bisognosi, a cui portava conforto quotidianamente. Organizzò la “preghiera continua”, 7 volte al giorno e 7 alla notte, che invitava il popolo, al suono delle campane, a sostare in preghiera.

    Nell’inverno del 1577, quasi improvvisamente, il morbo scomparve dopo avere ucciso 17.000 persone. San Carlo morì, appena quarantaseienne, nel 1584. Fu proclamato santo nel 1610.

  • FEDERICO BORROMEO
    Federico Borromeo

    Federico Borromeo

    Dopo la parentesi di Gaspare Visconti (1584-1595), fu eletto Federico Borromeo. Manzoni scrive di lui che “fu degli uomini rari in qualunque tempo”: nel continuare il lavoro di rinnovamento della vita cristiana e delle istituzioni intrapreso dal cugino, favorì il sorgere degli oratori per l’istruzione dei giovani, e riprese l’uso delle visite pastorali.

    Ma l’istituzione a cui legò il suo nome fu la Biblioteca Ambrosiana, una delle prime in Europa, fondata nel 1609. Gli ultimi anni della sua vita furono per Milano anni di crisi economica, di guerre, di carestie e della peste del 1630, eventi che misero in ginocchio la città.

    Federico scomparve il 21 settembre 1631.