La Basilica – Secolo X-XV
Gli studi compiuti nel 2002/2004 permettono di chiarire anche i lavori di rifacimento di epoca medievale.
La prima fase di ricostruzione coinciderebbe con la seconda metà del X secolo, nel periodo Ottoniano, in un momento di avvicinamento all’Impero Bizantino da parte di Ottone I di Sassonia, imperatore del Sacro Romano Impero, momento che culminò con il matrimonio di Ottone II e la principessa bizantina Teofano nel 972.
A Milano, la più grande diocesi della penisola, antica capitale dell’Impero, snodo tra il Nord e l’Oriente, San Lorenzo, che era il più straordinario edificio di committenza imperiale, divenne oggetto di rifacimenti in cui il ricorso a maestranze orientali potrebbe spiegare le tecniche costruttive evolute riscontrate dalle indagini archeometriche. Si ipotizza che, in questa prima fase, fu ricostruita la cupola con tubi fittili, cioè con una soluzione autoportante più leggera dei grandi getti di calcestruzzo tipici delle cupole della classicità.
- Disegno anonimo datato metà XVI sec., pubblicato nel 1929 da G. Nicodemi, Castello Sforzesco, Civico Gabinetto dei disegni, Scuola B. 56: è l’unica testimonianza precisa dello stato della chiesa prima del crollo del 1573.
- PIanta della Basilica
- Maestro lombardo (fine del XV sec.), Il trasporto del santissimo Sacramento ad un malato, basilica di San Lorenzo Maggiore, Canonica. La rispondenza con l’edificio reale sembra sommaria se si confronta con la figura precedente
Tra la fine del secolo XI e l’inizio del secolo XII si sussegue una serie di calamità: incendi nel 1071, nel 1103 e negli anni successivi fino al terremoto del 1175 che minarono la stabilità della Basilica, già costruita su un terreno dismogeneo, in parte paludoso.
Tra il XII e XIII sec., per dare stabilità alla cupola, furono ricostruiti i pilastri di pietra su cui si innesta, furono sostituite le colonne di passaggio dal centro della chiesa alle esedre con pilastri ottagonali, fu rifatta e ampliata la torre di sud-est, fu edificato il tiburio esterno con l’aggiunta di archi rampanti innestati sulle torri, di cui sono ancora visibili i resti. Nel XV sec. fu costruita la Cappella Cittadini ampliando l’aula absidata di sud-est, già soggetta a rimaneggiamenti nell’XI sec.
- IL CARROBBIO
- LE MURA MEDIEVALI
- LE PORTE
Tab 1
Al Carrobbio (dal latino quadrivium cioè incrocio di quattro vie) sorgeva ancora in epoca medievale una torre, resto dell’antica porta delle mura romane ampliate sotto Massimiano alla fine III sec., che era nota come la torre dei Malsani perchè inglobata in un lebbrosario; annessa a questo c’era una chiesetta, che si diceva fondato dal vescovo Materno tra il 316 e il 328.
Il percorso delle mura romane seguival’attuale via San Vito dove sorgeva la chiesetta omonima, detta anticamente di San Salvatore ed eretta secondo la tradizione da re Desiderio dei Longobardi (756-774)).
Nel XII sec., il Lunedì Santo, il vescovo vi si recava e, in ricordo del lebbroso guarito da Sant’Ambrogio, lavava un discendente del lebbroso, lo rivestiva e insieme al clero proseguivano in solenne processione nella basilica di San Lorenzo.
- Pianta prospettica di Milano. Lafréry 1573, particolare
- Particolari di porta Ticinese.
- Particolari di porta Ticinese.
Le mura medievali: nel 1167, con il rientro dei milanesi nella loro città, si costruiscono le nuove mura, prima con rinterri e ciottoloni, poi con torri alzate a guardia dei punti più esposti, infine con la cinta continua restaurata ed integrata da Azzone Visconti attorno al 1340: fuori da Porta Ticinese, la zona all’interno delle mura, ampliate per difendere il sistema di opere idrauliche, edifici e mulini, prese il nome di Cittadella.
Il fossato esterno alle mura (in seguito diventato Naviglio) era alimentato dalle acque del Nirone che nell’attuale piazza Vetra, si univa agli altri corsi d’acqua, la Vetra ed il Seveso formando poi il Vettabbia (da vectare-trasportare). Dato il dislivello tra gli estremi del fossato,nel punto più basso del circuito venne impiantata una chiusa, dalla quale si potevano regolare le acque, scolmate dal Vettabbia.
Per ovviare al problema del dislivello delle acque, nella prima metà del XV secolo verrà introdotto il sistema della conca con doppia chiusa, che limita l’innalzamento delle acque ad un solo tratto, sistema perfezionato da Leonardo da Vinci nel suo soggiorno milanese. Il Naviglio su cui si affacciava un’intensa attività lavorativa intorno ai magazzini, ai depositi di materiali, ai molini fu ricoperto nel 1926.
Tab 2
Le mura medievali: nel 1167, con il rientro dei milanesi nella loro città, si costruiscono le nuove mura, prima con rinterri e ciottoloni, poi con torri alzate a guardia dei punti più esposti, infine con la cinta continua restaurata ed integrata da Azzone Visconti attorno al 1340: fuori da Porta Ticinese, la zona all’interno delle mura, ampliate per difendere il sistema di opere idrauliche, edifici e mulini, prese il nome di Cittadella.
Il fossato esterno alle mura (in seguito diventato Naviglio) era alimentato dalle acque del Nirone che nell’attuale piazza Vetra, si univa agli altri corsi d’acqua, la Vetra ed il Seveso formando poi il Vettabbia (da vectare-trasportare). Dato il dislivello tra gli estremi del fossato,nel punto più basso del circuito venne impiantata una chiusa, dalla quale si potevano regolare le acque, scolmate dal Vettabbia.
Per ovviare al problema del dislivello delle acque, nella prima metà del XV secolo verrà introdotto il sistema della conca con doppia chiusa, che limita l’innalzamento delle acque ad un solo tratto, sistema perfezionato da Leonardo da Vinci nel suo soggiorno milanese. Il Naviglio su cui si affacciava un’intensa attività lavorativa intorno ai magazzini, ai depositi di materiali, ai molini fu ricoperto nel 1926.
Tab 3
Oggi solo i nomi delle vie ci ricordano dove passavano questi corsi d’acqua ed il sistema di opere idrauliche: via della Chiusa, Vetra, Vettabbia, Conca del Naviglio, ecc.. Delle 6 porte e 12 pusterle (porte minori) che si aprivano nelle mura, nella zona intorno a San Lorenzo si trovavano:
- Porta Ticinese: è l’unica ancora esistente all’incrocio fra corso di Porta Ticinese e via Molino delle armi (il cui nome deriva da un antichissimo molino adibito ad arrotare le armi). Chiamata Porta Cicca, cioè piccola, perché era l’unica porta ad avere una sola apertura, deve l’attuale aspetto al restauro eseguito nel 1861 da Camillo Boito. Il bassorilievo è una copia (l’originale, al Castello Sforzesco, è della scuola di Balduccio da Pisa- metà XIV sec.) rappresenta sant’Ambrogio che offre il modello della città alla Madonna col Bambino, san Lorenzo, sant’Eustorgio e san Pietro.
- La Pusterla dei Fabbri o dei Fabbi, demolita nel 1900, si trovava tra via De Amicis e via Cesare Correnti, un tempo strada di San Simone (nome derivante dall’oratorio omonimo, oggi trasformato nel teatro dell’Arsenale).
Sopra l’arco della Pusterla si trovava il busto di un giovane dalla testa turrita che si riteneva rappresentasse il dio Imeneo, protettore delle nozze pagane. Era tradizione che gli sposi si recassero in corteo a rendergli omaggio, distribuendo dolci mentre i bambini gridavano “ Cica, Cica, Laminè! Laminè!” (a Porta Cica, all’Imeneo).
San Carlo proibì quest’uso pagano che scomparve del tutto solo quando l’immagine fu tolta alla fine del XVII secolo e sostituita dall’usanza, giunta fino ai nostri giorni, per le giovani spose di deporre il mazzo di fiori sull’altare della Madonna presso San Celso. Del vecchio rito pagano era rimasto, fino a pochi anni fa, il modo di dire per beffeggiare qualcuno: “Cica, cica, laminè”.
APPROFONDIMENTI
- MILANO NEL X SECOLO
Nel X secolo signore della città era il vescovo la cui potenza politica toccò l’apice con Ariberto d’Intimiano (1018-1045)
Un secolo dopo, ai vescovi si cominciò ad affiancare una assemblea popolare con propri rappresentanti da cui si sviluppò il libero comune, retto da un collegio di consoli.
Consolidatosi il sistema comunale, ben presto i Milanesi cercarono di ottenere una posizione preminente rispetto alle città vicine, fatto che sarà di pretesto all’imperatore Federico Barbarossa per punire la città. Infatti, nel 1162 Milano subì l’assedio, la distruzione e il conseguente esilio dei cittadini per 5 anni ma, pochi anni dopo, nel 1176, a capo della lega delle città lombarde (la Lega Lombarda), sconfisse a Legnano il Barbarossa.
Con circa 90.000 abitanti, divenne tra le più popolose, dinamiche e intraprendenti città d’Italia e vide riconosciuta la propria autonomia di governo e consolidata la sua egemonia sulle altre città lombarde. All’interno della città, però, la fragilità del governo comunale portò, dopo un secolo di lotte interne, prima alla signoria dei Torriani, e, dal 1277, a quella dei Visconti.
Sotto la dinastia dei Visconti e poi degli Sforza, Milano divenne capitale di uno degli stati più potenti e ricchi di Europa e sede di una delle corti più raffinate dell’epoca.
- I VESCOVI A MILANO
Fra il V e VI secolo, Milano perse il ruolo di centro politico ed amministrativo e, con l’arrivo dei Longobardi nel 568, il vescovo fu costretto all’esilio per alcuni anni. Ma la tradizione di antica preminenza, connessa alla dignità metropolitana del vescovo rimase e continuò a dare prestigio a Milano anche quando la città si era ormai indebolita politicamente. Durante l’impero di Carlo Magno, la chiesa milanese aveva ripreso il suo potere e rivendicò una sua autonomia con la figura determinante del vescovo
Angilberto I.Dal periodo post carolingio, alla fine del IX secolo sino all’affermazione dei comuni, il vescovo mantenne un forte rilievo in campo civile e politico oltre che religioso ed ecclesiastico, rimanendo l’unica autorità riconosciuta con un rapporto ambivalente con l’autorità imperiale. Nel X secolo varie concessioni e privilegi arricchirono ulteriormenteil patrimonio della Chiesa Ambrosiana che raggiunse il culmine della sua potenza con il vescovo Ariberto d’Intimiano (1018-1045), di fatto guida della città.
Sostenitore di Corrado II Salico, lo incoronò re d’Italia in Sant’Ambrogio, per poi diventarne acerrimo nemico. Ariberto riuscì anche a far si che fosse riconosciuta una posizione di preminenza al vescovo metropolita di Milano rispetto agli altri. Dopo di lui le nuove forze sociali emergenti e i conflitti religiosi del tempo diminuirono l’autorità del vescovo.
Solo dopo un lungo periodo di lotte civili che accompagnarono la crisi degli ordinamenti comunali, il governo tornerà nuovamente in mano ad un vescovo, Ottone Visconti, nel 1277, che aprirà però le porte ad una nuova forma di governo.
- SAN LORENZO: MODELLO PER IL RINASCIMENTO
Alla destra dell’ingresso della Basilica, su una lapide sono ricordati tutti i parroci della Basilica tra cui l’umanista Enea Silvio Piccolomini, futuro papa Pio II, che nel 1437 volle e ottenne questa carica come titolo di altissimo prestigio.
Infatti, San Lorenzo è stata per secoli punto di riferimento per uomini di cultura ed architetti, come testimonianza di un momento eccezionale di incontro dell’Impero con il Cristianesimo, che guarda non solo a Roma ma anche a modelli elaborati in Oriente.
Per tutto il Medioevo questo monumento continuò a suscitare grande interesse per la sua unicità, ma soprattutto nel Rinascimento, epoca che riscoprì la pianta centrale come simbolo della perfezione della forma circolare.
La pianta e la cupola di San Lorenzo divennero allora un modello di riferimento sul piano progettuale, come esempio di architettura a pianta centrale, come simbolo della Cristianità, figlia ed erede della cultura classica.
E la valenza simbolica di San Lorenzo si arricchì ulteriormente per un suggestivo rimando al Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Il prototipo di San Lorenzo compare nei progetti di Bramante per la basilica di San Pietro in Roma, negli appunti di Leonardo da Vinci e in un disegno di Giuliano da Sangallo.
- LA VIA SACRA
Il tratto tra San Lorenzo e il Duomo era la “via sacra”, spazio deputato a scandire gli avvenimenti più importanti di Milano: il primo ingresso del vescovo in città, le entrate di governanti, re, imperatori che incontravano a porta Ticinese i rappresentanti cittadini.
Il punto focale era sempre la basilica di San Lorenzo Maggiore, simbolo della Milano imperiale ma anche il Sacrario dei primi vescovi fondatori della Chiesa Milanese.
Oltre che ingressi solenni si svolgevano anche processioni, la più importante delle quali era la domenica delle palme: il vescovo benediceva le palme e gli ulivi in an Lorenzo e poi, nel ricordo di Gesù che era sceso dal monte degli ulivi, da San Lorenzo, che stava nel punto più alto della città, guidava a cavallo la processione fino a Sant’Ambrogio.
- La guarigione dei lebbrosi. Di fianco alla porta della città appare la cupola di San Lorenzo. Cristoforo de Predis, Leggendario libro della fine del mondo, 1476, Torino, Biblioteca Reale, Ms. Var. 124
- Giuseppe e Maria con Gesù davanti a Gerusalemme: anche qui Milano diventa lo sfondo dell’episodio evangelico ambientato a Gerusalemme e, con la consueta attenzione al dato reale, il pittore rappresenta un particolare del Castello Sforzesco con due torri e il ponte, mentre Il fossato, sul piano dell’invenzione fantastica, diventa un fiume navigabile. Cristoforo de Predis, Leggendario libro della fine del mondo, 1476, Torino, Biblioteca Reale, Ms. Var. 124
- Il miracolo del lebbroso: di nuovo San Lorenzo con due delle quattro torri e le mura merlate riferibili alle mura trecentesche di Milano. Cristoforo de Predis, in Leggendario libro della fine del mondo, 1476, Torino, Biblioteca Reale, Ms. Var. 124.
- Vita di Gesù, il miracolo degli storpi: nel rappresentare Gerusalemme, il pittore prende ispirazione da Milano e ritrae sullo sfondo San Lorenzo con preciso rimando al Santo Sepolcro: da notare l’arco di sostegno alla cupola, frutto del rifacimento medievale.